
Tutti noi sentiamo, quasi quotidianamente, parlare di Personal Branding. Magari pensiamo che sia riservato ai grandi imprenditori o alle cosiddette web stars.
Ma è proprio così? Non credo. Ritengo invece che il Personal Branding sia la strategia per farti conoscere e apprezzare sul Web e, in seguito, nel tuo caso, vendere il tuo libro.
Ho voluto, dunque, intervistare Martina De Nardi, una freelance esperta di Inbound Marketing e Personal Branding.
Ecco di cosa parleremo con Martina De Nardi a proposito del Personal Branding
- Chi è Martina De Nardi
- Perché devi “farti acquistare” per vendere il tuo Libro
- Che cosa è il Personal Branding?
- I 5 Errori da non commettere se si vuole fare Personal Branding
- Perché Pubblicare il tuo Libro può aumentare la tua Autorevolezza e il tuo Personal Branding
- Quali le caratteristiche e perché devi usare Linkedin e Snapchat
Qui sotto troverai il video. Se non hai voglia di vederlo e ascoltarlo tutto, o hai una connessione troppo lenta, in fondo alla pagina troverai la versione testuale dell’intervista. Buona visione (o buona lettura)!
Personal Branding significato: ce lo spiega Martina De Nardi
Benvenuti da Rodolfo Monacelli alle intervista di vendereunlibro.com. Sono molto contento di avere oggi come ospite Martina de Nardi. Ciao Martina, ti vuoi presentare e dire di che cosa ti occupi?
Io sono una freelance, una libera professionista. Sono consulente di Inbound marketing per piccole aziende e liberi professionisti. L’Inbound Marketing è un metodo, una strategia, un sistema che mi ha appassionato fin da subito per il modo in cui approccia il marketing sul web.
Non tanto cercando di vendere qualcosa, piuttosto cercando di attrarre l’attenzione del potenziale cliente. Non è un sistema per vendere un prodotto, ma vendere un’esperienza. In questo modo, il cliente non si sente più soltanto un cliente, ma si sente parte di una community, di qualcosa di più grande.
Soprattutto in quest’ ultimo periodo nel web si sente parlare di Personal Branding. Non tutti hanno però ben chiaro cosa sia. Ci puoi spiegare in poche parole di cosa si tratta dato che te ne occupi?
Per spiegare velocemente che cosa è il Personal Branding, posso raccontare che cosa ho fatto in questi ultimi due anni. Ho aperto il mio sito, iniziando la mia attività perché, dopo un’esperienza di lavoro in azienda, avevo capito che potevo dare qualcosa di più.
Ho aperto il mio sito un po’ per gioco, un po’ per pubblicare contenuti e le mie impressioni che avevo sul mondo del web marketing. Piano piano mi sono resa conto che lavorare sulle mie passioni. e quindi mostrare anche chi è Martina a 360 gradi, era una strategia vincente e mi sono arrivate le prime richieste.
Il mio blog ha quindi cominciato a “girare”, ad avere iscritti e da lì poi è stato tutto un crescendo e, ad oggi, il mio sito è la mia principale fonte di lavoro, come anche il mio profilo di LInkedin. Il Personal Branding non è, quindi, semplicemente avere un brand, un nome, ma è mostrarsi completamente per come si è, e non far finta di essere qualcuno che non ci rappresenta veramente, perché poi questa incoerenza prima o poi viene fuori.
Il far vedere che cosa ci piace, che cosa facciamo, che cosa sappiamo fare, dire la propria opinione sui temi che ci interessano di più e portare anche un po’ della nostra vita personale online fa davvero la differenza se è la strada che vogliamo intraprendere riguarda e include tutto il mondo online. Per me, il personal branding è questo: portare se stessi all’ interno di internet, ma portare se stessi a 360 gradi.
Vuoi dire quali sono, secondo te, i cinque errori da non commettere quando si parla di Personal Branding?
Il primo errore, e un po’ mi ricollego a quello che ho detto prima, è mostrarsi per quello che non si è evoler attirare l’attenzione di qualcuno senza però essere dei veri appassionati dell’argomento.
Se noi facciamo finta di essere appassionati a un argomento soltanto per attirare certe persone che poi possono comprare i nostri servizi, prima o poi verrà fuori questa incoerenza e la nostra reputazione potrebbe scendere vertiginosamente. Quindi prima di tutto, non aver paura di mostrarsi, non aver paura di metterci la faccia.
Un altro elemento da considerare è che oggi sempre di più il mondo del video sta prendendo sempre più piede [A questo proposito, leggi l’articolo di Rosa Pistolesi: “VIDEO MAGNETICI: COME CREARE VIDEO ONLINE IN 4 MOSSE“], insieme a quello delle immagini.
Per questo motivo, tantissime persone che magari hanno un bel sito, però hanno dei video, delle foto, delle immagini di sé stessi che non gli danno la giusta rilevanza, senza la giusta definizione o che non mostrano la professionalità della persona. Dobbiamo, invece, riuscire a mostrarci completamente online, non avere paura di mostare chi siamo, cercando di ridurre lo spazio che il web impone, avvicinando maggiormente le persone a noi.
Il terzo errore da non commettere quando si parla di Personal Branding, è non avere un blog. Il blog è uno spazio che dobbiamo curare in maniera costante, continua. Non importa se non riusciamo a pubblicare tantissimo, l’importante è avere una costanza, anche di un contenuto al mese, e piano piano i risultati arrivano. Il quarto errore, per me, è avere fretta.
Il Personal Branding non è qualcosa che sviluppi e che ti porta risultati in un mese. Ci vuole un po’ di tempo, un po’ di perseveranza, e insieme la capacità di creare relazioni reali. Non cercare di pubblicare un articolo su un blog, ad esempio, di un nostro potenziale concorrente solo per avere traffico. Certo, il traffico è importante, ma deve esserci una buona relazione col proprietario di quel sito, perché altrimenti, è un lavoro inutile.
L’ultimo errore potrebbe essere quello di non crearsi un brand, poiché la parte “immagine” diventa importante. Io stessa ho cambiato il sito, perché mano a mano che andavo avanti cambiava la mia professionalità. Il sito è quindi cresciuto con me.
Crearsi il brand non è una cosa immediata, soprattutto quando siamo appena partiti e non sappiamo bene cosa stiamo facendo, è una cosa che si sviluppa. Però deve esserci sin dall’inizio presenti un logo, un’immagine chiara che manteniamo all’interno di tutti i nostri canali social. Un professionista deve avere una certa coerenza su tutti i canali, avere qualcosa che lo identifichi, online così come offline.
Su vendereunlibro.com mi rivolgo a scrittori e autori di ebook. Secondo te scrivere e pubblicare un libro può essere utile per aumentare la propria autorevolezza e conseguentemente anche il proprio Personal Branding?
Assolutamente sì. Pubblicare il proprio libro o eBook è anche un modo per attirare l’attenzione: quando apriamo un blog, un sito web, ci presentiamo e l’obiettivo deve essere sempre quello di portare traffico, ma poi è necessario fare in modo che la gente si iscriva alla nostra Newsletter.
Quindi, la possiblità di creare il proprio ebook e poi di proporre qualche pagina gratuita in cambio della mail dei visitatori del nostro sito, può essere un magnete che aiuta creare un seguito.
Secondo me, la pubblicazione di un ebook, di un libro, è uno strumento utilissimo… Però prima di provare a venderlo, ci serve la fase di attrazione e conversione e la si ottiene attraverso i contenuti gratuiti e cercando di essere generosi. Non dobbiamo preoccuparci dicendoci: “Oddio… sto dando delle informazioni, dei contenuti di cui sono molto geloso’. La parola chiave deve essere generosità.
Bisogna dare valore…
Esatto. Poi dev’essere scontato tutto il discorso sulla qualità e il valore dei nostri contenuti. Ciò che è importante è non essere troppo gelosi di questi contenuti. Perché più diamo e più riceviamo. Dobbiamo smettere anche di preoccuparci che qualcuno potrebbe rubare questi contenuti. Magari lo farà anche, il rischio c’è sempre, però gli aspetti positivi di questa strategia supereranno di gran lunga quelli negativi. Bisogna un po’ rischiare.
Tra l’altro, non so se lo hai notato anche tu Martina, ma quando ci sono dei contenuti copiati, la gente se ne accorge che quei contenuti non ti appartengono, non fanno parte della tua personalità…
Sono d’ accordo. La gente se ne accorge. Perché anche se di un argomento ne parlano 20 persone, ognuna esprime la propria opinione e assume quindi mille sfaccettature diverse. E la gente si accorge se legge cose già sentite, già lette, già viste, già trite e ritrite.
Ti faccio un esempio: avevo rilasciato una piccola intervista con delle domande che poi sono state incluse in un ebook che è stato poi messo in vendita, se non sbaglio. Tra tutte le persone che c’erano, io ho ricevuto dei commenti positivi per il mio punto di vista e per i consigli che avevo dato, che erano diversi dalle solite banalità che trovi su Internet, che dicono sempre la stessa cosa. La gente, quindi, se ne accorge, e te lo fa notare.
Ho visto che ultimamente ti stai occupando di Social Media, in particolare di Linkedin e Snapchat. Come mai proprio questi due social network? Che differenze ci sono con Facebook, Twitter, Youtube o Instagram? In particolare spiegaci meglio Snapchat… perché ci si potrebbe domandare: perché una persona che si occupa di marketing usa snapchat?
Linkedin per un professionista è essenziale. Se sei un professionista e non hai un profilo linkedin, completo, aggiornato, con un network di contatti, significa che ti manca qualcosa. Linkedin l’ho studiato, l’ho sviluppato, ho scritto molti articoli sul mio blog. Ho avuto molto di seguito anche per questo motivo. E rimane un social che continuo a seguire.
Snapchat, invece, ho cominciato a utilizzarlo solo qualche mese fa. L’ho scoperto grazie a mia cugina, che è giovanissima, la tipica adolescente che usa snapchat. Era incomprensibile all’inizio, non sapevo come muovermi. Snapchat ha però un potere a livello di networking straordinario, è molto immediato. Tu pubblichi qualcosa oggi e domani quello che hai pubblicato non c’è più. È il social più immediato che esista. È diverso anche da Twitter, dove i contenuti sono più freddi.
Su Snapchat devi condividere un video, una foto, qualcosa che riguarda te, che riguarda la tua vita di oggi, e non di domani perché a me interessa quello che stai facendo oggi. È una relazione molto più stretta. Su Snapchat ho conosciuto tantissime persone, e ho avuto dei riscontri anche per la mia attività, soprattutto a livello di nuovi iscritti. E ho visto che ci sono tantissimi professionisti che lavorano in settori diversi, c’è una diversità pazzesca.
Quindi non è solo per ragazzini insomma…
No. io all’inizio seguivo e mi facevo seguire dai ragazzini, perché appena entri aggiungi un po’ gente a caso. Ma piano piano ho iniziato a selezionare e ho visto che ci sono tantissimi professionisti, tantissime persone che dai 30 anni in su lo utilizzano senza problemi. Lo utilizzano sicuramente in maniera diversa rispetto agli adolescenti: ponendo argomenti e discussioni. Secondo me questa è la cosa bella di Snapchat, la possibilità di creare relazioni vere, come conoscere una persona. Tanto è vero che si organizzano vari Snap aperitivi, come vengono definiti.
Quindi si crea una Community…
Sì, si crea una vera e propria community.
Un po’ come Youtube in un certo senso, aldilà della community italiana di youtuber che è un po’ particolare. Però anche in quel caso si sono create delle community… sono simili o diverse?
Quello che secondo me cambia è l’immediatezza. Su Youtube pubblichi dei video che magari hai registrato un mese fa e che ti serve pubblicare per mantenere la tua continuità. Su Snapchat la continuità, invece, la mantieni con la tua quotidianità. Quindi il contenuto che pubblichi oggi deve essere solo per oggi e devi cercare di creare engagement su quello che stai pubblicando.
A livello aziendale sto cercando di capire se ne vale la pena. Forse in Italia oggi è ancora troppo presto. Però ho trovato molte persone, soprattutto imprenditori di piccole realtà, piccoli artigiani, che mostrano le fasi di realizzazione dei prodotti e quindi incuriosiscono il pubblico. C’è una vicinanza ancora più grande rispetto ad altri social tra le persone che guardano e quelli che pubblicano.
Se qualcuno volesse approfondire gli argomenti di cui abbiamo parlato oggi, che non si possono esaurire in pochi minuti, vuoi consigliare qualche libro, qualche blog, oltre ovviamente al tuo?
Certo. Per quanto riguarda Snapchat, in questi mesi ho conosciuto un ragazzo e abbiamo creato un ebook che si chiama ‘Snapchat dalla A alla Z’. Abbiamo messo insieme quelle che sono le nostre conoscenze sulla piattaforma per dare alle persone un vero e proprio elenco su come utilizzare Snapchat.
Per Linkedin su internet ci sono tantissimi articoli e mi permetto di consigliare il mio video corso base.
Per il discorso Personal Branding, infine, il problema è che si trovano troppi contenuti. Il mio consiglio è trovare una persona di cui ti fidi, un influencer, un blogger che ci piace, e seguire il suo modello. Non per copiare, ma per capire quali sono gli step di lavoro da compiere. Io stessa ho avuto una persona che ho seguito fin da subito, che mi piaceva, Dario Vignali. L’ho seguito fin da subito e seguendo quello che faceva, quello che consigliava, mi ha aiutato tantissimo.
Non ho seguito il mondo, perché se cominci a seguire troppe persone, se non hai linee guida corrette fai troppa confusione. Seguire una persona che ci piace, ci aiuta a creare degli step di lavoro che ci portano a dei risultati. Questo metodo, per quella che è stata la mia esperienza, mi ha aiutata tantissimo.
Ho però seguito anche qualche autore americano. Per quanto riguarda Linkedin, Melonie Dodoro. È una influencer e scrittrice di molti libri legati a Linkedin. Lei sicuramente può essere uno spunto utile. Sul Personal Branding non ho seguito, invece, qualcuno in particolare, ma diversi autori, magari mi sono iscritta alla loro newsletter, ma non così assiduamente.
Per il discorso Snapchat, seguoi Stefano Mongardi. Lui vive in America, in California, ha fatto anche un corso su Snapchat e sta lavorando tanto anche alla Community su Facebook. Anche lui sicuramente è un’altra figura da seguire.
L’ intervista è finita Martina, e ti ringrazio. Prima di salutarti un’ultima domanda: hai in mente prossimamente qualche progetto, qualche corso, qualcosa di cui ci vuoi parlare?
Sì qualcosa sto facendo. Sto implementando il corso di Linkedin e se vi iscrivete alla newsletter sicuramente ci saranno aggiornamenti. Per il 2017, poi, stiamo programmando dei corsi offline. Mi piacerebbe che questi corsi fossero dedicati a chi vuole fare il freelancer, ai tanti che vorrebbero ma che sono legati alle agenzie di comunicazione e quindi fanno fatica a staccarsi. Oppure agli studenti che escono dall’università e avrebbero il piacere di entrare in questo mondo, ma c’è ancora tanta disinformazione e confusione.
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