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I 5 Motivi per NON leggere il mio blog

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Questo blog non è per tutti. Sei sicuro di voler cominciare?

Un blog viene inaugurato esaltando sempre le sue indubbie qualità (che stranamente tutti hanno) ed elencando ai lettori i motivi per cui tutti dovrebbero seguirlo. Questo articolo, al contrario, inaugura il blog di vendereunlibro.com elencando i motivi per cui NON dovresti leggere questo blog.

Non per spirito di originalità non richiesta, ma per un motivo molto più profondo. Non penso veramente che questo blog sia per tutti e che tutti dovrebbero leggere i suoi articoli, visionare i suoi video e leggere i suoi articoli e scaricare tutte le risorse gratuite.

Questo blog è, invece, solo per chi vuole fare della Scrittura il proprio mestiere e vede nel Web una risorsa straordinaria per questo scopo.

Ma cominciamo. Tu non dovresti leggere il mio blog ad elencarti i motivi per cui NON dovresti leggere il mio blog se pensi che:

Uno scrittore si deve occupare di cultura, non di marketing

Avete sentito qualche volta questa frase da colleghi scrittori (che abbiano scritto un libro di narrativa o anche una guida)? Io molte volte. Ma vi siete mai chiesti che cosa vuol dire in fondo? Vuol dire che a promuovere il libro che TU hai scritto ci dovrebbe pensare qualcun altro.

Ammesso, e molto non concesso, che questo sia corretto e che una casa editrice possa promuovere al meglio la tua immagine, oggi questo è fattibile? Ti chiami Roberto Saviano e pubblichi per Mondadori? Allora forse questo discorso ha un senso, avendo a tua disposizione un ufficio di marketing che promuoverà la tua immagine e i tuoi libri.

Ma se non fai parte di questa categoria ti devi mettere in mente una cosa: che tu sia un autore di una piccola/media casa editrice oppure uno scrittore in Self-Publishing dovrai imparare il Marketing per il tuo Libro.

Promuovere un libro su Internet è una perdita di tempo

Quest’affermazione così radicale non ha alla base nessun dato concreto. La realtà, infatti, ci dice un’altra cosa. Facciamo qualche esempio. Vi è il caso di Amanda Hocking che autopubblicandosi il suo libro, Switched – Il segreto del regno perduto, ha venduto milioni di copie.

E quello di Amanda non è un caso isolato. Se andiamo a vedere l’elenco dei bestseller su Amazon, vediamo che su 100 titoli 20 sono autopubblicati. Ma lo stesso fenomeno si verifica anche nel caso dell’editoria “tradizionale” dove, ormai, la maggior parte dei libri (di ogni genere) che ottiene successo ha un importante traino grazie al Web.

“Io non scrivo per vendere il mio libro”

E per quale motivo lo fai? Ti vorrei chiedere. Cos’è un libro di narrativa, di filosofia, di informazione? Un modo per comunicare agli altri la tua visione del mondo, oppure delle informazioni su uno specifico argomento. Come fai, dunque, ad affermare che non ti interessa vendere il tuo libro, ma soltanto tenerlo per te? Facendo questo, rinunci al ruolo sociale dello scrittore. In altre parole, non interessandoti della vendita del tuo libro non sei uno scrittore.

“Voglio promuovere il mio libro solo attraverso i canali tradizionali”

Innanzitutto bisognerebbe chiarire cosa e quali sono questi “canali tradizionali”. I comunicati stampa, le recensioni sui giornali, i premi letterari? Beh ti do una notizia: non funzionano. Mi sono distratto oppure hai visto l’aumento delle vendite di un libro o del nome di un autore grazie a un comunicato stampa, una recensione o la vincita di un premio letterario in uno sparuto paesino di provincia (non parlo, ovviamente, del Premio Strega o del Campiello, ma in quel caso entrano in campo altre logiche)?

Del resto, basta fare due conti: anche quando riuscissi ad ottenere la pubblicazione di un comunicato stampa o una recensione del tuo libro su Repubblica (ma ci riusciresti senza pagare?) quanti lettori leggerebbero quella recensione? E quanti lettori, invece, potenzialmente potrebbero leggere una recensione su un blog di critica letteraria?

Naturalmente non sto dicendo che le attività di promozione dovranno essere solo ed esclusivamente “on line”. Gli eventi, le presentazioni, sono ancora importanti ma, anche in questo caso, non vedi la differenza tra il passaparola tra 5-10 amici e, invece, creare un evento su Facebook dove, soltanto in Italia, sono presenti 26 milioni di utenti attivi?

È tutto inutile. In Italia non esistono i lettori

È vero, in Italia esistono più scrittori che lettori. Il mercato editoriale in Italia è una piccola nicchia composta da pochi lettori forti. Ma come mai succede questo? In Italia gli scrittori sono di qualità peggiore che nel resto del mondo? O, ancora peggio, gli italiani sono “geneticamente” refrattari alla lettura? Non credo. Credo piuttosto che, rispetto agli altri Paesi, in Italia le case editrici non promuovano i libri nella maniera giusta e sfruttando Internet.

Bene, sei arrivato alla fine e  ti riconosci in queste affermazioni? Allora non leggere questo blog!!! In caso contrario, sei il benvenuto. Iniziamo questo percorso insieme.

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